“Diario tra le pieghe”, di Mauro Labellarte

AVREMO TEMPO?

Non c’era tempo.
Venivamo da un ritmo serrato, quasi ossessivo e ci lamentavamo di non avere tempo.
Tempo per la famiglia, per gli hobbies, per fare quella telefonata a quell’amico che, da tempo, non riuscivamo a sentire.

Poi ci siamo ritrovati con troppo tempo.
Chiusi in casa non sapevamo che fare. E giú a cucinare, a leggere, seguire tre corsi online al giorno e finalmente dormire, come non facevamo da tempo.

Cosa strana, il tempo! Non per quel che è: esso è sempre lo stesso, va avanti con la stessa cadenza da sempre, non si cura dei virus, del lavoro e della nostra frenesia. Siamo noi che gli diamo il senso che ci pare: un giorno non basta e quello successivo avanza, sembra non scorrere mai e a volte vola . Ma é sempre lo stesso tempo!

Solo tre mesi fa la nostra vita era radicalmente diversa. Ce ne lamentavamo, sperando in un futuro migliore.
In poco tempo abbiamo cambiato molto, se non tutto e continuiamo a lamentarci, rimpiangendo il passato.

Non sappiamo più vivere il presente: l’adesso, l’ora, ci sembrano sempre meno importanti.

Siamo così proiettati verso qualcosa che dovrà avvenire o che è stato che spesso non viviamo quel che c’è. Che fa parte della nostra vita, come tutto il resto, interessante o spaventoso che sia.
È per questo che non sappiamo che fare, quando non abbiamo da fare.

Diamoci del tempo: regaliamoci degli spazi per noi, in cui restare con noi stessi, nel presente.
Perché, quando succede, il tempo diventa speciale: creativo, fantasioso, sognatore, immaginifico, intuitivo. E sempre costruttivo.

Un tempo prezioso. Lo sa bene chi fa azienda, chi fa arte, chi progetta e chi spera. Come me.
Non è tempo perso.